Le Costellazioni familiari al Centro Origine

Praticare Salutogenesi nell'integrazione di neuroscienze, prospettiva sistemico-relazionale, epigenetica, fenomenologia, sciamanesimo.

Federica De Filippi

1/26/202516 min read

LE COSTELLAZIONI FAMILIARI

Al Centro Origine, la Salute
è la capacità di generare senso, connessione e vitalità in ogni sfida della vita.
Da noi la cura si fa ricerca della sorgente – quella linfa vitale che orienta ogni percorso individuale e collettivo. In questa cornice nasce il nostro desiderio di incontrarci, in gruppo, nel territorio vivo delle Costellazioni Familiari di Bert Hellinger.

consigliamo la visione di questo articolo dal sito su PC. La versione per Smartphone resta visibile, ma ha dei limiti.

Con le Costellazioni si fa pratica dell’intuizione per cui la nostra vita non è mai un atto isolato, ma una trama incessante di legami, memorie, destini e relazioni che si muovono sotto la superficie della coscienza. Hellinger ha portato alla luce la forza dei “campi morfogenetici”: reti invisibili dove amore, colpa, esclusione e appartenenza si trasmettono come onde silenziose.

Simona Ferraris è la costellatrice che periodicamente conduce e facilita gli incontri in Origine.
Astrologa, formatasi per anni nello sciamanesimo, channeller e Master Reiki, infine coraggiosamente abbandona le definizioni patinate della crescita personale per entrare nel territorio vivo della conduzione delle Costellazioni Familiari.

Nel cerchio, la presenza viva degli altri diventa specchio e catalizzatore. Ognuno prende posto non solo per sé, ma a nome di qualcosa o qualcuno che appartiene all’insieme: la famiglia, gli antenati, i “nodi” congelati nel tempo.
La consapevoleazza e la presenza collettiva fanno il resto: non si tratta di esorcizzare il passato, ma di trasmutarlo attraverso la presenza in un processo che non è tanto “senza mente”, quanto è capace di coinvolgere corpo, emozioni, intuizione, sguardi, cura.

Il Centro Origine e l’approccio Salutogenetico ci invitano a “stare” nel processo, ad incarnare la Cura come Presenza. Per fenomenologi e gestaltisti, la capacità di aver cura di, è una struttura essenziale ed originaria, immancabile ed immanente in ogni persona.
Cura è soprattutto presenza: accogliere ciò che si manifesta, lasciare che il sentire preceda il capire, onorare la pienezza, anche delle crepe.

parole vive scopi condivisi

Al termine di questa immersione, ciò che resta non è mai solo personale: "i nomi di scopo" sono la tessitura di senso e significati; sono simboli scoperti e tessuti insieme, che nutrono l’essenza del sentire collettivo.

In fondo all'articolo riportiamo i nomi di scopo dei 12 partecipanti alla prima Costellazione fatta in Origine.

Il cuore della tecnica
tra poetica delle origini, neuroscienze e psicoterapia sistemica

Le Costellazioni Familiari, spesso velate dal fascino dell’ignoto, poggiano in realtà su fondamenti che dialogano profondamente con la psicologia scientifica e la ricerca neurologica contemporanea.

Bert Hellinger ha saputo intercettare ciò che la psicoterapia sistemico-relazionale indaga da decenni:
le dinamiche familiari non sono solo storie individuali, ma reti invisibili di legami, conflitti, lealtà e ruoli che attraversano le generazioni.
In verità, la loro struttura si lega a doppio filo anche ad approcci neuroscientifici solidi e recenti.

Hellinger, formatosi inizialmente come missionario e poi come psicoterapeuta, integrando le osservazioni sulle strutture tribali sudafricane con i contributi della scuola sistemica di Virginia Satir e di Ivan Boszormenyi-Nagy, generò un punto di svolta grazie all’osservazione per cui
all’interno di una famiglia non esistono soltanto relazioni manifeste, ma reti silenziose di appartenenza, esclusione e sacrificio che attraversano le generazioni.


Un principio che oggi trova risonanza nelle più avanzate teorie dell’epigenetica comportamentale: esperienze emotive complesse possono lasciare tracce non solo sul dialogo familiare, ma anche sull’espressione genetica, influenzando gli individui ben al di là del vissuto diretto.

Bert Hellinger

Epigenetica Comportamentale

Le più recenti scoperte sull’epigenetica comportamentale sottolineano quanto le esperienze emotive forti (traumi, esclusioni, rotture nei sistemi familiari) possano lasciare tracce non solo psicologiche, ma anche biologiche – influenzando
modelli di attaccamento, risposte al dolore, perfino la trascrizione genica intergenerazionale.

Concetti essenziali su cui si fondano Le Costellazioni sono gli “ordini dell’amore” e la “lealtà sistemica”.
nel campo familiare e genealogico, ciò che non trova voce o accoglienza in una generazione tende a ripresentarsi, talvolta nelle forme dei sintomi, dei destini, delle crisi irrazionali.

Bright living room with modern inventory
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Approccio Sistemico

Ogni sintomo personale, ogni blocco, può essere letto anche come una risposta regolativa a un equilibrio collettivo molto più grande. Il lavoro di gruppo – come avviene nelle costellazioni – permette di portare alla luce queste “memorie relazionali” che spesso sfuggono all’esplorazione individuale.

Bright living room with modern inventory
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Le ricerche della interpersonal neurobiology confermano che il cervello vive in risonanza con il sistema sociale: la mente è plasmata da campi di relazione, sin dall’infanzia, e
questa impronta si rinnova nei gruppi sicuri
dove si sperimenta ascolto, validazione e rielaborazione emotiva. Il “campo condiviso” della costellazione facilita questi processi di neuroplasticità: le emozioni che non hanno trovato prima spazio di espressione ora possono essere sentite, narrate e integrate.

Neuroscienze

Bright living room with modern inventory
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La Salutogenesi muove da un fulcro solido, che riguarda il lavoro sulla Coerenza del Campo.
Rieccheggiano i concetti essenziali di “ordine dell’amore” e “lealtà sistemica”.

Nel campo familiare e genealogico, ciò che non trova voce o accoglienza in una generazione tende a ripresentarsi,
talvolta nelle forme dei sintomi, dei destini, delle crisi irrazionali.
Gli archetipi si esprimono massimamente in questi campi gruppali. La teoria dei legami familiari lo dimostra da decenni attraverso osservazioni rigorose sui pattern di trasmissione delle emozioni e sulle cosiddette “memorie familiari”.

Inoltre, studi neuroscientifici recenti (passando da Siegel al nostro Antonio Damasio) riconoscono che il cervello umano è “essenzialmente sociale”: vive in risonanza con i sistemi a cui appartiene.

Rituali collettivi come le costellazioni – ben condotte e inserite in cornici di sicurezza relazionale – facilitano quella neuroplasticità che rende possibili il cambiamento, la trasmutazione della sofferenza e l’integrazione di nuove narrazioni.

Partecipare a una costellazione, allora, significa immergersi in un campo condiviso in cui il sentire individuale diventa risorsa collettiva. Si lavora sulla coscienza, ma anche sulla biologia, perché ogni emozione espressa trasforma letteralmente sinapsi, posture e pattern reattivi.

Con queste radici nella psicologia occidentale e nella scienza delle relazioni, la tecnica di Hellinger si rivela tutt’altro che una fuga nell’esotico: è un ponte tra rigore e mistero, visione sistemica e pratica incarnata, memoria e trasformazione.

Nei cerchi “hellingeriani” ciascuno diventa – a livello corporeo, emotivo e collettivo – veicolo di una memoria che cerca integrazione, mentre la presenza attiva del gruppo sostiene riscritture profonde sia nella psiche che nella biologia.
La Cura qui non esclude scienza né poesia: le onora entrambe, nella trasmutazione concreta delle relazioni vive.

E allora, lasciamo spazio alle voci dei partecipanti. Le loro parole – con delicatezza, gratitudine, timore o gioia – raccontano ciò che si muove nel profondo, ben oltre la superficie di un singolo incontro.

Ecco i “nomi di scopo” nell’ordine in cui li abbiamo condivisi durante la Costellazione in Origine del 22.11.2025


"So-stare nel qui e ora"
quando:
"affronto il mio inconscio", e
"porto gioia", e
"nutro le mie radici", e
"svelo il mio maestro", e
"manifesto il mio fuoco interiore", e
"creo con il mio intuito", e
"lascio andare la mente completamente", e
"do fiducia a chi merita", e
"io sono l'io sono", e
"io mi vedo", e
"creo con il mio Yin".

"Partecipare a questa costellazione familiare ha creato un gruppo straordinario, un'energia vibrante che ha continuato a risuonare nei giorni successivi. Anche se ho partecipato come comparsa, ho sentito dentro di me un cambiamento profondo, come se si fossero smosse cose che aspettavano da tempo di emergere."

- DIGI

"Ho costellato gli organi del mio corpo come fossero una famiglia... conflittuale! Da quella notte ho superato l'insonnia (che neanche i sonniferi mi avevano risolto), e sento migliorare ogni giorno l'integrazione tra tutti i sistemi... del mio Sistema Organismo Uno "

- OCI

"La partecipazione alla costellazione mi ha reso consapevole del mio nome di scopo: “creo con il mio intuito”. Nei giorni a seguire, piano piano si è manifestata una maggiore forza e determinazione a creare, sulla base del mio sentire. Un ringraziamento a Simona e a tutto il gruppo!"

- GEMO

an abstract photo of a curved building with a blue sky in the background

Riconoscersi come Persona Altamente Sensibile (circa il 20% della popolazione umana) significa individuare in sé un “tratto della personalità” che COMPORTA UN SENTIRE MOLTO PROFONDO ed INTENSO, dato da una ELABORAZIONE SENSORIALE delle informazioni, anche emotive, DIVERSA da quella dell’80% degli individui che non ne sarebbero portatori. Parliamo di tratto in quanto esso riconduce alla genetica ed all’ereditarietà, differenziandolo dal termine “carattere” che invece si riferisce al modo in cui gli individui rispondono agli stimoli dell’ambiente.

La ricercatrice Elaine Aron, non riconoscendosi nella diagnosi di disturbo da sindrome di Asperger a lei attribuita, aveva sentito la necessità di dimostrare la presenza della diversa qualità di elaborazione delle informazioni che la portava a vivere determinate sfumature del sentire. Grazie ai suoi studi ed alle sue ricerche l’alta sensibilità è stata spiegata.

Il tratto racchiude in sé un mondo di innumerevoli dettagli di sensazioni e comportamenti e non è qualificabile con caratteristiche quali l’empatia, l’introversione, la timidezza, la nevrosi, la paura, l’iperinibizione, che possono essere presenti nella personalità dell’individuo indipendentemente dall’alta sensibilità. La ricerca della Dott.ssa Aron, insieme al marito, iniziava nel 1991 in California. Il primo articolo, dal quale nasceva il test di autovalutazione composto da 23 domande con il quale possiamo verificare l’appartenenza al tratto, è stato pubblicato nel 1997, dopo una serie di 7 studi condotti su un campione misto, nel genere e nelle fasce di età, di 903 persone. I questionari e le interviste adottati includevano gli indicatori che compongono una scala di riferimento per la determinazione dell’alta sensibilità costituita da 27 indicatori. I risultati ottenuti, oltre all’identificazione del tratto ed al fatto che questo è correlato ma non identico all’emotività, evidenziavano 1/3 di soggetti con infanzia infelice e 2/3 senza (non tutti vivono con sofferenza l’alta sensibilità); l’infanzia infelice crea differenze, soprattutto negli uomini, in quanto la famiglia veicola cosa si può fare, come si può essere, come si può vivere.

olio su tela - opera dell'autrice

Che cosa si intende per Persona Altamente Sensibile

Come nasce la definizione e a che punto sono le ricerche

L’elemento ispiratore alla base della ricerca scaturiva dall’osservazione di due principali modalità di azione orientate alla sopravvivenza della specie di fronte al pericolo: avere un problem solving talmente efficace da fare le cose una volta sola e bene, fermandosi e controllando prima di agire, adottata da chi è sensibile, oppure andare e sbagliare e dopo riprovare, usando la strategia dei re guerrieri. Questi schemi di conservazione sono stati riscontrati in più di 100 specie oltre a quella umana.

Altri strumenti di indagine sono stati successivamente impiegati da E. Aron, per raffrontarli statisticamente con quello elaborato da lei, come il test denominato Big Five. Esso rileva le differenze di personalità grazie a 5 fattori di riferimento tra cui la nevrosi e la tendenza a rimuginare e, soprattutto, si offre come valido strumento per approfondire gli elementi di introversione ed estroversione concomitanti al tratto che non coincide con l’introversione, come alcuni ricercatori sostenevano in precedenza. Una persona altamente sensibile, infatti, può essere introversa oppure estroversa, come accade nel 30% circa dei soggetti.

Recentemente, gli autori Lionetti e Plues, hanno identificato tre gruppi di persone altamente sensibili analizzando un campione di 906 adulti in cui i tratti della personalità quali nevrosi e reattività emozionale nel Big Five differiscono mentre la sensibilità ambientale rimane un elemento continuo. Un temperamento di base altamente sensibile va studiato in relazione alla dipendenza della vita dai fattori ambientali, quali area geografica e cultura di appartenenza, stili di attaccamento, mandati familiari, educazione scolastica, interazioni sociali ed eventi critici.

Oggi è chiara anche l’influenza della personalità in chi, oltre ad essere ipersensibile, è spesso alla ricerca di esperienze che diano forti sensazioni emotive, attraverso sfide e rischi calcolati.

Successivamente al Big Five, è stato prodotto il test di Myers Brigg, basato sui tipi psicologici di C. G. Jung, che evidenzia 16 tipologie di personalità altamente sensibili. Grazie alla completezza delle sue variabili permette di accogliere le differenze e di distinguere i falsi positivi.

E. Aron nel 2010 ha elencato una lista di caratteristiche distintive delle persone altamente sensibili tra cui una maggiore consapevolezza dei dettagli, una maggiore facilità di essere sopraffatti dagli stimoli quando sono numerosi, intensi e prolungati nel tempo e la necessità di guardare prima di entrare in una situazione nuova.

PROFONDITA’ NELL’ELABORAZIONE,
collegando e paragonando dati per ricordare meglio le informazioni, decidendo in modo più lento e cosciente, valutando ogni alternativa disponibile.

SOVRASTIMOLAZIONE,
sia sociale che di eccessiva attivazione dello stato di allerta del corpo intero, paura di morire, minaccia alla sopravvivenza che in una persona ipersensibile è già elevata di base. Superare costantemente il proprio limite di sopportazione dell’iperstimolazione porta alla rottura del fisiologico meccanismo di autoriparazione che interviene dopo aver affrontato un evento impegnativo e coinvolgente.

REATTIVITA’ EMOTIVA,
sia alle esperienze positive che a quelle negative, con la specifica potenzialità di saper trarre beneficio dall’affrontare circostanze positive, ed EMPATIA, che permette di capire le intenzioni degli altri e ciò che provano, sentendolo proprio come se fosse dentro di noi.

SENSIBILITA’ ALLA PERCEZIONE DEI
DETTAGLI, ai piccoli particolari che sfuggono ai più; segnali sottili, intuizione e saggezza del cuore che a volte non si possono spiegare con le parole.

olio su tela - opera dell'autrice

Il termine RESPONSIVITA’, coniato dai biologi, sembrerebbe il più calzante a specificare la peculiarità del sistema nervoso più responsivo nel senso di attento ai dettagli e capace di proporre più ipotesi sulle conseguenze future delle azioni. La capacità di utilizzare il problem solving è molto sviluppata, tanto che la studiosa Christel Petitcollin propone la definizione di iperefficienti mentali affermando che “il nostro cervello è programmato per un problem solving iperefficiente”.

Essere ipersensibili significa inoltre subire un SOVRACCARICO di stimoli ben superiore agli altri a parità di stimolo: anche l’elaborazione dello stress è molto diversa e richiede la necessità di imparare ad ascoltare il corpo ed il respiro, segnare il confine tra entrare ed uscire da una situazione per non rimanerne sopraffatti.

Le reazioni emotive, fortemente influenzate dai processi neurofisiologici, determinano una APPROPRIATEZZA soggettiva. Purtroppo, spesso, ad esacerbare la sofferenza di una persona ipersensibile, contribuisce il giudizio di chi non conosce il tratto e le giudica esagerate: un aspetto che crea difficoltà nei rapporti interpersonali. L’INTUIZIONE, che è una percezione senza oggetto, un processo deduttivo sottile, rapido e fulmineo che salta dei passaggi logici, è un particolare generalmente presente nel sentire oltre i 5 sensi dell’ipersensibile ed è ciò che ci permette di sentire anche che una cosa ci chiama. L’alta sensibilità si declina nelle funzioni cerebrali legate a diversi meccanismi. Quando è coinvolta l’attenzione si vive in un continuo stato di allerta che non va confuso con un disturbo d’ansia. Una certa difficoltà a lasciare andare ed a stabilire quali priorità vale la pena perseguire crea spesso tormento.

Alcuni elementi caratterizzanti

Come vive la quotidianità e come si comporta una Persona Altamente Sensibile

Da bambini la sensibilità alla ricompensa, cioè il meccanismo di premio/punizione in base a “quanto gratifichi l’adulto che ti educa”, porta gli adulti ipersensibili a non potersi permettere la disapprovazione altrui. La cognizione sociale (quali processi servono per comprendere a livello sociale dove si è collocati come individui e cosa si deve fare per essere accettati dal gruppo) e la risposta allo stress in generale sono molto accentuati. Somatizzazione e stress senza recupero portano spesso ad ammalare il corpo per carenza di difese immunitarie, spesso già compromesse dall’infanzia, non avendo potuto ascoltare i bisogni per doversi adattare al contesto sociale. Da ipersensibili, in sintesi, si vive tutto all’interno con un costante rimuginio mentale. Milioni di sfumature caratterizzano la percezione e raramente si agisce d’impulso, grazie alla maggiore attenzione che si adotta prima di agire.

Occorre prestare particolare cautela nell’interpretazione dell’apprendimento dei bambini che elaborano con la loro modalità soggettiva e “rinunciano” ad essere: in base alla sensibilità che li contraddistingue, per loro è più importante essere adeguati alle aspettative dell’adulto che non, ad esempio, eseguire un compito bene. I bambini sensibili hanno necessità di un ambiente favorevole, considerando che questa società mitizza la competizione e disincentiva la sensibilità.

olio su tela - opera dell'autrice

L’alta sensibilità sta nel cuore e nel cervello, che riceve un maggior afflusso di sangue. La sensibilità di elaborazione sensoriale deriva per il 50% da una predisposizione genetica dei meccanismi che regolano la produzione di alcuni ormoni quali la dopamina, che agisce sull’attenzione, e la serotonina, che governa l’umore, ed entrambe hanno un ruolo chiave nell’interazione ambiente/vulnerabilità. Per il resto, per una parte interviene una componente neurologica che coinvolge alcune aree del cervello e, per l’altra, il contesto.

Si è osservato il diverso funzionamento di 13 aree cerebrali tra cui l’INSULA, sede di consapevolezza e coscienza dei dettagli sottili, della fame, del bisogno, degli stati emotivi soggettivi, dove momento per momento vengono integrate la conoscenza delle emozioni, degli stati interiori, della posizione del corpo e di altri eventi esterni e l’AMIGDALA, area delle emozioni (chi è altamente sensibile filtra stimoli emotivamente attivanti, cioè ragiona perché si emoziona) collegata all’IPPOCAMPO, sede della memoria, dove vengono registrate con dettaglio maniacale le informazioni emotive. Altre aree coinvolte nei processi di attivazione dell’ipersensibilità sono il LOBO FRONTALE, deputato al problem solving, alla prefigurazione del futuro, al sistema comportamentale, la CORTECCIA CEREBRALE, in particolare la CORTECCIA CINGOLATA, responsabile della profondità di elaborazione. L’empatia è dovuta all’accresciuta attivazione dell’insula e dei neuroni specchio. L’alta sensibilità mette in campo la necessità di elaborare strategie per far comunicare di più e meglio i due emisferi. Si parla anche di sistema nervoso enterico poiché il magazzino della serotonina, che modula l’umore, è nella pancia. Le ghiandole surrenali, dopo il superamento dello stress continuano a produrre cortisolo anziché attivare il normale meccanismo di recupero.

Il terapeuta che conosce il tratto dell’alta sensibilità ha la capacità di effettuare una diagnosi differenziale per tracciare il limite tra questo ed il disturbo mentale e tra questo ed il disagio che può diventare patologia, grazie anche alla disponibilità di test di personalità dedicati.

Ci sono soggetti che riportano gravissimi traumi non elaborati e presentano comportamenti affini alla presenza del tratto. Con queste persone occorre lavorare diversamente affinché possano riconoscere e superare il trauma.

Ci sono anche ipersensibili che presentano comportamenti ingannevoli, solitamente tanto narcisisti da sembrare totalmente insensibili, mentre invece hanno nascosto così in profondità il tratto da non sembrarne neppure lontanamente portatori. Queste persone hanno costruito la loro esistenza sullo sviluppo di un falso sé.

Un differente funzionamento organico

Diverso da chi...

person holding green plant on white ceramic pot
person holding green plant on white ceramic pot

La divulgazione a livello collettivo permette l’opportuna protezione dell’alta sensibilità in quanto parte della specie umana che serve all’evoluzione dell’umanità nel suo intero. E’ necessario sviluppare consapevolezza dell’esistenza delle persone ipersensibili tra di esse e tra loro e quelle che non lo sono con l’obiettivo di migliorare le interazioni fra tutti i gruppi umani.

La diffusione di una conoscenza scientificamente comprovata consiste in un atto di doverosa riconoscenza e gratitudine nei confronti dei ricercatori che hanno messo a disposizione il loro impegno, la loro stessa sensibilità ed intelligenza per apportare nuovi successi nel campo del sapere scientifico e l’accrescimento della bellezza che la conoscenza dona.

Il contributo ad aumentare la consapevolezza delle persone altamente sensibili nell’ambito lavorativo è la strada per il miglior sviluppo dei talenti di chi svolge attività lavorativa e anche questo elemento non può che essere di giovamento alla collettività.

La strategia di sopravvivenza del gruppo, ruolo chiaramente individuabile nel passato, nell’attuale epoca di “benessere”, non parrebbe più così facilmente individuabile a causa di una sovrastimolazione pervasiva e generale: il tema dell’alta sensibilità rilancia questa riflessione.

A livello individuale è fondamentale, una volta riconosciuto il tratto, la legittimazione del rispetto dei propri bisogni e confini e delle scelte, in modo da riuscire a farlo con gli altri e poi trasmetterlo, allineandosi al pensiero guida “prima imparo a dire no e poi lo insegno”.

Come ipersensibili, soprattutto nei momenti di sovraccarico, occorre ricordare quanto sia di aiuto legittimare il proprio sentire ricordando che abbiamo dei BISOGNI e che NON deve essere il bisogno di APPROVAZIONE da parte del contesto esterno ad orientare le nostre scelte. Si tratta spesso di una conquista ma fino a quando non si compie questo processo di legittimazione nel proprio sentire profondo, particolare, intenso, ci si sentirà disturbati da un mondo esterno che ci considera strani, non ci rispetta e ci rifletterà una realtà distorta. Proprio in relazione ad un confronto con il mondo esterno, che richiederebbe un continuo adattamento per noi certamente distruttivo, è irrinunciabile ricordare che sappiamo, facciamo e siamo abbastanza. Dobbiamo VIVERE IN BASE AL TRATTO E NON NONOSTANTE IL TRATTO.

Insieme al riconoscere i nostri bisogni, è di grande riferimento ricordare quanto sia importante STARE NEL FLUSSO e FIDARSI DEL PROCESSO, che, grazie all’intuizione molto spiccata, contribuisce a farci sentire radicati, sensazione di cui abbiamo grande necessità.

Ci occorre trovare una misura tra il non superare troppo la zona di confort, per evitare di sfociare nello stress e lo stare troppo fermi, che non ci fa evolvere: un criterio per scegliere a cosa dire di sì ed a cosa dire di no è la nostra sensazione di energia, chiedendoci continuamente, mentre viviamo una situazione, quanto ci stiamo sentendo comodi e quanto scomodi.

Considerando che altamente sensibili significa, nella parte che può apportare sofferenza, rischiare la sopraffazione da sovraccarico, da un punto di vista pratico ci saranno utili tutti quegli strumenti da utilizzare a livello fisico per scaricare, per lasciar andare e trasformare lo stress e sentirsi radicati. A questi scopi possono collaborare l’ipnosi, gli esercizi di presenza mentale, esercizi di yoga e pilates per aumentare i tempi di recupero dell’iperstimolazione, pratiche per accrescere la consapevolezza di sé come la mindfullness e determinati tipi di musica.

E’ necessario per noi capire il limite, delineare i confini con gli altri e con il mondo degli stimoli in generale, rivalutare i tempi morti poiché ogni volta che ci fermiamo e stiamo nel corpo ripristiniamo quel meccanismo di recupero che rischia di essere compromesso irreparabilmente. Per quanto concerne le relazioni, siamo capaci di costruirci una RETE SOCIALE fuori dall’ambito familiare NELLA QUALE SENTIRCI AL SICURO. Appartenere ad un gruppo diventa motivazione fondamentale nei cambiamenti e per gli ipersensibili è una necessità. E. Aron invita alla ricerca e alla creazione della propria “famiglia di anime”.

Tedd Zeff propone una guida di sopravvivenza per altamente sensibili, evidenziando alcune azioni pratiche di riduzione dell’attivazione nervosa in determinati ambiti del vivere quotidiano.

Tutte queste risorse costituiscono una cassetta degli attrezzi per emanciparsi dagli aspetti dell’ipersensibilità che creano sofferenza e trasformare quell’energia in potenziale per vivere al meglio delle proprie possibilità il tratto e la vita, proprio grazie al fatto che il tratto è presente, ed in una continua affermazione dell’ autenticità che contraddistingue l’unicità di ogni persona umana.

Perché è importante parlare di Alta Sensibilità

Una sfida che ci fa scoprire le risorse di cui disponiamo per stare meglio

Le persone sensibili che si sono servite del tratto per gestire i traumi possono essere quell’ancoraggio positivo che riesce a trasformare il turbamento profondo in crescita post-traumatica.

In entrambe le dimensioni, individuale e collettiva, l’obiettivo realizzante della potenzialità delle persone altamente sensibili è il processo di liberazione e riappropriazione del proprio potere che promuove la piena realizzazione della vita dell’individuo e si espande alla creazione di progetti di comunità affinchè quest’ultima si prenda cura di se stessa.